POZZUOLI| Clan Longobardi-Beneduce, il boss Gennaro Sannino gestiva lo spaccio dal carcere: 9 arresti – I NOMI

Estorsioni, droga e raid punitivi. Impartiva ordini dal carcere il boss Gennaro Sannino, detto “Gennarino”, 51 anni, vecchia conoscenza del clan Longobardi-Beneduce, con l’aiuto di moglie e figlio. 9 arresti: ecco i nomi. Il quadro probatorio raccolto, si legge in una nota della Procura, è stato confermato “nelle convergenti dichiarazioni di alcuni recenti collaboratori di giustizia che hanno riferito sull’organizzazione e sui partecipi del clan negli ultimi anni, nonché sulle nuove dinamiche criminali sul territorio di Pozzuoli e zone limitrofe”.
Tra gli episodi più gravi contenuti nell’inchiesta figura il tentato omicidio di un presunto “filatore”, cioè un delatore ritenuto vicino a gruppi rivali, che avrebbe potuto svelare l’obiettivo di un agguato. A raccontarlo agli inquirenti è Luigi Sannino, collaboratore di giustizia, nipote di Gennaro Sannino che nell’ottobre 2023 ricostruisce un fatto avvenuto il mese precedente e a cui avrebbe preso parte insieme a Vincenzo Perillo.
Sannino parla del tentato agguato contro Leonardo Avallone, accusato dai suoi stessi ex alleati di essere un “filatore”, cioè un informatore pronto a segnalare spostamenti e attività del clan ai gruppi rivali. Secondo quanto riferito da Sannino, quel giorno accompagnò personalmente Vincenzo Perillo, ritenuto vicino al clan egemone a Monterusciello, alla ricerca di Avallone, che doveva essere ucciso.
“Indossava un casco grigio con disegni – racconta Sannino – mentre io ne avevo uno verde militare. Cercavamo Avallone perché Perillo era convinto che lo stesse filando. In quel periodo temeva di essere colpito dai Beneduce, appena scarcerati, come Rosario Beneduce, e aveva paura anche di Lello ‘o pollo e Gennaro ‘o chips. Avevo bisogno della sua protezione perché ero in contrasto con mio zio, Sannino Gennaro, capo delle piazze di spaccio di Monteruscello, seppur detenuto”.
Continua il racconto dell’agguato. “Perillo mi disse che voleva ‘spezzare’ Leonardo, cioè ucciderlo. Io andai a recuperare un fucile che avevo nascosto sulla tettoia dello studio di Cerqua. Le auto del clan erano state sequestrate o usate da altri, così ci facemmo prestare uno scooter SH 300 nero da…Modificai la targa e coprii alcune parti con adesivi”.
I due si prepararono a casa di un complice, indossando abiti scuri: “Io avevo un k-way nero della marca K, scarpe Jordan bianche e jeans”. Un altro uomo, rimasto al bar per fare da “specchietto”, li avvisò quando vide Avallone con il figlio Pietro nei pressi della villetta. Ma l’agguato non andò a buon fine. “Avevo dimenticato le chiavi della moto e dovetti farmi aiutare da un parente per recuperarle. Arrivati al bar, Perillo fece irruzione con il fucile, ma Leonardo non c’era. Allora ce ne andammo, cercandolo anche nei pressi della sua abitazione, ma non lo trovammo”.
Nove persone sono state arrestate, quattro gli indagati. Gli arrestati sono: Gennaro Sannino, detto “Gennarino”, nato a Melito di Napoli il 21 aprile 1974; il figlio Luigi Sannino, nato a Napoli il 29 gennaio 2001; la moglie Patrizia Tizzano, nata a Pozzuoli il 5 marzo 1976; Gabriele Goglia, detto “a ninna” nato a Napoli il 15 gennaio 1989; Luigi Pio Sannino, nato a Pozzuoli il 21 giugno 1999.
Vincenzo Perillo detto “Pippo Baudo” nato a Pozzuoli il 9 ottobre 1976 (condannato con le reginelle); Leonardo Perillo, nato a Pozzuoli il 17 luglio 2002; Bruno Iannaccone nato a Napoli il 5 ottobre 2002; Mattia Esposito, nato a Pozzuoli il 23 giugno 2001. Gli indagati: Francesco De Felice nato a Pozzuoli il 12 ottobre 1970; Francesco Imperatore nato a Napoli il 10 novembre 1997; Christian Perreca nato a Pozzuoli il 20 marzo 2002 e Gianluca Maione nato a Napoli il 24 agosto 1982.
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