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06/09/2025

POZZUOLI| “Poche domande per le verifiche di vulnerabilità, ecco il perché”

By redazione

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“Poche richieste ai tecnici di Protezione Civile di verifiche di vulnerabilità” ai propri edifici privati residenziali. E’ quanto ha dichiarato il Dipartimento di Protezione Civile riferendosi all’area di interesse tra Pozzuoli e Napoli. Ma i cittadini non ci stanno, e spiegano i motivi per i quali in molti non hanno fatto richiesta di verifica di vulnerabilità, dal timore di non avere più un luogo dove dormire, alla mancanza di possibilità economica, poi, di effettuare i lavori.

“Le richieste sono state poche per un solo preciso motivo, ossia se si fossero evidenziate delle lesioni gravi atte da eseguire un ordine di sgombero dove andrà a sistemarsi il nucleo familiare sfollato? Albergo? Contributi mensili? Ovviamente a termine, ossia per sei mesi. La ristrutturazione messa in sicurezza, e l’adeguamento sismico, a chi compete? Domanda da 1 milione di dollari, ci sarebbe un aiuto statale (I famosi decreti Campi Flegrei, di cui c’è una montagna burocratica per renderli fattibili), ma proprio per la lungaggine dei tempi, toccherà ai proprietari anticipare la spesa e completare i lavori. Tempo 6 mesi”, chiarisce una cittadina.

“Ma questi signori si sono fatti la sacrosanta domanda di chi non si può permettere di cacciare un euro? Qui nei condomini non ci mettiamo d’accordo per una ritinteggiata, figurati per lavori di natura strutturali. Siamo in trappola – lamenta il cittadino – tantissimi di noi ci siamo affidati a ingegneri strutturisti, ovviamente privati, per una valutazione seria e spassionata. Sarebbe invece stato più opportuno il sismabonus chiesto a gran voce da anni. Ma, il nulla”. 

“Le persone sono disorientate, e per timore di essere sgomberati, non richiedono i controlli, perché a tutt’oggi ancora non è stato rimborsato un centesimo per chi ha effettuato i lavori per la messa in sicurezza dei danni causati con la scossa del 2024, per non parlare di quella di marzo 2025. A ottobre – racconta un altro cittadino – daremo inizio ai lavori in un palazzo sgomberato a via Napoli e ancora non si è capito chi, come, quando recupereremo i soldi, che al momento siamo costretti ad anticipare, e alle famiglie che non possono permettersi di anticipare il danaro, chi ci pensa? I soldi sono stati stanziati perché non erogarli? Che fine stanno facendo questi soldi? Perché tutti questi ritardi?”.

E ancora, un residente analizza la situazione: “Più che “aspettarsi di più” dai cittadini, bisognerebbe chiedersi perché lo Stato e le istituzioni non hanno fatto di più. Non si parla solo di numeri, ma di sicurezza reale delle persone. Sgomberi e destinazioni: se un edificio viene dichiarato vulnerabile, dove dovrebbero andare le famiglie? Non si vedono piani chiari di accoglienza o alternative abitative concrete.

Fondi insufficienti: “Gli aiuti non coprono al 100% i costi degli interventi. In un territorio fragile come quello flegreo, lasciare una parte della spesa ai cittadini equivale a dire che chi non ha disponibilità economica resta in case potenzialmente pericolose. Assenza di un Sisma Bonus dedicato: vista la situazione straordinaria, perché il governo non prevede un sistema analogo a quello post-terremoto, che copra davvero i lavori di adeguamento sismico senza lasciare famiglie scoperte?

Burocrazia e tempi, conclude il cittadino, “due anni di “verifiche speditive” e procedure farraginose, spesso senza strumentazioni adeguate all’inizio. Nel frattempo le scosse continuano e la vulnerabilità rimane sulla carta. Alla fine, sembra che la responsabilità venga scaricata sui cittadini: se non presenti l’istanza, il rischio è tuo. Ma in una zona ad alta pericolosità come i Campi Flegrei non dovrebbe esserci bisogno di richieste individuali. Servirebbe un piano di monitoraggio nazionale, sistematico e obbligatorio, con fondi certi e procedure snelle“.

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